Patent Box: a che punto siamo?

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Da quando è entrato in vigore con la Legge di stabilità 2015, numerose imprese italiane di ogni settore e dimensione hanno scelto di aderire al regime opzionale del Patent Box, che consente di detassare i redditi derivanti dallo sfruttamento di beni immateriali.

 

Primo caso: utilizzo diretto dei beni immateriali

La maggior parte delle aziende aderenti si avvalgono di uno sfruttamento diretto dei beni immateriali, ovvero realizzano e/o distribuiscono prodotti o servizi che incorporano beni immateriali. In questo caso, le aziende sono obbligate ad inviare un’istanza per accedere ad un contraddittorio (ruling) con l’Agenzia delle Entrate. Infatti, il reddito agevolabile può essere indicato nella dichiarazione dei redditi soltanto previa sottoscrizione dell’accordo di ruling con l’Agenzia.

Complice l’elevato numero di istanze inviate nel 2015 e 2016, le procedure di ruling si sono protratte più a lungo del previsto. Si prevede che entro la fine dell’anno si concludano gli ultimi ruling per le istanze Patent Box del 2015 e buona parte dei ruling per le istanze 2016.

Ci si aspetta che l’Agenzia delle Entrate fornisca ancora dei chiarimenti in materia di adempimenti fiscali. Ad esempio, per fugare alcuni dubbi sulle le modalità di utilizzo delle nuove sezioni relative al Patent Box introdotte nella modulistica (come quella del c.d. grandfathering per le istanze con marchi). Ma, soprattutto, che vengano messe in piedi nuove procedure standardizzate e linee guida che velocizzino in modo strutturale l’iter del Patent Box per le aziende che presenteranno nuove istanze.

Tuttavia, sappiamo anche che per accedere ai benefici del Patent Box ci sono altre strade, che non obbligano l’azienda ad inviare istanze né ad affrontare procedure di contraddittorio. La via più semplice è l’utilizzo indiretto dei beni immateriali.

 

Secondo caso: utilizzo indiretto dei beni immateriali

L’utilizzo indiretto dei beni immateriali si verifica nel momento in cui un’azienda, anziché vendere prodotti o servizi che incorporano dei beni immateriali, concede, previa formalizzazione contrattuale, in licenza a terzi l’utilizzo dei beni immateriali stessi, a fronte di un corrispettivo (royalty o canoni di licenza). Ovviamente, gli IP perimetrati siano essi brevetti, disegni e modelli, know-how o software devono essere oggetto di specifiche attività di Ricerca e Sviluppo.

Le software house, per esempio, sono una delle categorie di impresa che maggiormente possono usufruire di questo tipo di sfruttamento. Dal momento che la loro attività principale consiste nello sviluppare software e distribuirli vendendone le licenze di utilizzo, praticamente il loro intero business può essere descritto come una forma di sfruttamento indiretto di beni immateriali.

I canoni che derivano dalla vendita delle licenze software, al netto dei costi sostenuti per le attività di Ricerca e Sviluppo ed alla quota parte di costi indiretti imputabili agli specifici IP, vanno a formare il reddito agevolabile da Patent Box. Un calcolo semplice, del tutto trasparente e non arbitrario, che fa sì che la procedura di ruling non sia obbligatoria. Di conseguenza, diversamente dalla fattispecie dell’utilizzo diretto, l’azienda ha la possibilità di indicare subito la quota di reddito agevolabile nella dichiarazione dei redditi.

Pertanto, il Patent Box con utilizzo indiretto dei beni immateriali può essere un’opportunità alla portata anche di realtà relativamente piccole e giovani, se ben avviate.

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